sabato 13 settembre 2014

Follia e modernità - Louis A. Sass

Il 13 settembre presso la Scuola di Psicoterapia e Fenomenologia Clinica a Firenze è stato ospite il prof. Louis A. Sass che ha presentato il suo testo “Follia e moderntà – La pazzia alla luce dell’arte, della letteratura e del pensiero moderni”. Il prof. Sass insegna psicologia clinica presso la Rutger University (New Jersey) e svolge un’attività di ricerca che include un interessamento all’intersecarsi della psicologia clinica con la filosofia, l’arte, gli studi letterari e culturali.

La giornata, moderata dal prof. Giovanni Stanghellini, è iniziata con un’introduzione del prof. Arnaldo Ballerini presentando una descrizione magistrale del mondo schizofrenico, la “perdita dell’evidenza naturale”, e di come “il quotidiano, i vari modi di essere nella quotidianità, e addirittura la presenza corporea, sembrano quasi cessare di esistere, allorché non esiste quasi più il mondo degli altri esseri umani”. Fino a come alcune caratteristiche delle schizofrenia possono essere rievocate in taluni aspetti del modernismo e del postmodernismo in cui, dice Ballerini, “l’Io si libera dalle normali forme di coinvolgimento nel mondo e nella natura”.

Così, anche il prof. Sass nel prologo del suo libro si domanda: [nell'immaginario occidentale] “Quasi sempre la follia comporta un mutamento dall'umano all'animale, dalla cultura alla natura, dal pensiero all'emozione, dalla maturità al puerile e all'arcaico. [...] E se la follia, almeno in alcune sue forme, dovesse derivare da un'intensificazione piuttosto che da un offuscamento della consapevolezza cosciente, e fosse un'alienazione non dalla ragione, ma dalle emozioni, dagli istinti e dal corpo?" Una visione quindi che non considera la follia come perdita delle razionalità, perdita della “ragione” come sintesi delle facoltà intellettive superiori, ma piuttosto come iper-razionalismo e iper-riflessività.  "[...] la schizofrenia comporta davvero, in realtà, una sorta di morte-in-vita, sebbene non del tipo generalmente immaginato: perché ciò che muore in questi casi non è tanto l'anima razionale quanto quella passionale, non tanto gli aspetti mentali del proprio essere quanto quelli fisici ed emozionali; questo provoca un distacco dai naturali ritmi del corpo e l'intrappolarsi in una sorta di vigilanza morbosa o ipercoscienza", prosegue Sass nel prologo del suo libro. E così "[...] gradualmente emerge una delle grandi ironie del pensiero moderno: la follia della schizofrenia - così spesso immaginata come antitetica al malessere moderno, pur offrendo una fuga potenziale dai suoi dilemmi di ipercoscienza e autocontrollo - può, in realtà, essere un'estrema manifestazione di quella che, in sostanza, è una condizione molto simile."

Durante la mattinata, il prof. Sass ha esposto tali peculiarità della schizofrenia concentrandosi anche sull’aspetto linguistico dei pazienti schizofrenici, in quanto “le anormalità linguistiche tipiche della schizofrenia appaiono riflettere molti dei cambiamenti strutturali sottostanti nella soggettività”, “ritrovando [rispetto alla mania e alla melanconia] una più completa alienazione dalla realtà del senso comune e dal significato della normale conversazione”. In questo senso, fa un’analogia  con la poesia: dice Sass “la poesia è tutta iper-riflessività, ha a che fare con il suono delle parole, non è il parlare di un essere umano ad un altro essere umano, ma è l’ascoltare di un essere umano un altro essere umano che parla con se stesso”.

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